Amo spogliarmi, mettermi a nudo. E quando lo faccio sento in me i brividi della libertà
La Storia di Maris che fu schiava sessuale per nove anni, prima in Italia e poi in Spagna
Maris Davis Joseph, a cui è dedicata la nostra Fondazione e questo stesso sito internet, è nata a Freetown (città fondata da ex-schiavi) in Sierra Leone da genitori nigeriani il 2 luglio 1974 (originale del certificato di nascita). Il papà, militare dell'esercito nigeriano, fu trasferito in Sierra Leone al tempo della rivoluzione che insaguinava quel Paese, in appoggio all'esercito governativo (la così detta Guerra dei diamanti degli anni settanta). Si può ben dire che Maris nacque nel bel mezzo di una guerra, i genitori ritornarono in Nigeria quasi subito dopo la sua nascita e si stabilirono in un villaggio intorno alla città di Benin City.
Il papà aveva due mogli (la bigamìa è consentita anche adesso), come molti altri uomini in Nigeria. Famiglia povera, ma non poverissima, lo stipendio di militare dell'esercito del babbo permetteva il sostentamento. Maris era la maggiore dei 4 figli di sua mamma, poi c'erano altri 5 fratelli e sorelle dell'altra moglie.
Conseguito il diploma, come tante sue coetanee, divenne una delle decine di migliaia di vittime della "tratta", forse venduta dal suo stesso papà che comunque la incoraggiò a venire in Italia. Un traffico di ragazze, molto attivo ancor oggi, giovani ragazze che dalla Nigeria partono con la speranza di trovare in Europa un lavoro onesto ed invece diventano schiave nelle mani della mafia nigeriana.
Erano gli anni 1994 e 1995, e da qui in poi è Maris stessa che ha raccontato quello che le accaduto prima in Italia e poi in Spagna, fino al suo definitivo rientro in Italia nel 2006. Un'autobiografia che denuncia la sua condizione di "schiava sessuale" e pubblicata (in italiano) nell'agosto del 2010 durante il suo primo viaggio a Toronto (Canada).
Prima città Torino, e quei signori eleganti mi presero a forza e, alla presenza della mia prima "mamam", mi violentarono ripetutamente, per tre giorni di seguito, mi dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i miei 21 anni.
Un giorno di maggio, come tutte le mattine di quella primavera, ero sull’autobus che mi avrebbe portata al polo universitario dei Rizzi.
Scesi alla solita fermata in via Cotonificio e mentre camminavo una macchina si affiancò a me, e senza che potessi gridare o chiedere aiuto mi ritrovai dentro sul sedile posteriore.
Mi legarono mani e piedi, e mi misero un cappuccio in testa. La mafia nigeriana mi aveva ritrovata. Il giorno dopo ero già a Girona, in Spagna.
Anche adesso mi sto chiedendo come abbiamo fatto a ritrovarmi, io credo qualche mia confidenza di troppo con amiche nigeriane che, magari per soldi, mi hanno tradita. Quello che so è che in quel momento ero ripiombata all’inferno.
I miei documenti italiani stracciati con rabbia davanti ai miei occhi, il mio cellulare buttato violentemente contro il muro della stanza in cui ero rinchiusa, tutte le mie cose (vestiti, scarpe, ricordi, foto, ecc..), tutte le mie amicizie, tutto ancora in Italia, in quel momento non mi era rimasto nulla, solo le botte di “quei signori” e le mie lacrime.
Nel 1997 Maris, da due anni in Italia, si trova a Udine e decide di denunciare i suoi sfruttatori.
Con nuovi documenti inizia così a frequentare la facoltà di Informatica dell'Università di Udine con profitto e passione.
Fino al maggio 1999 quando la “mafia nigeriana” la ritrova, la rapisce e la porta in Spagna dove per quattro anni subisce ogni tipo di sevizie e violenze.
Ammalata e in fin vita alla fine del 2003 viene abbandonata in una delle stazioni di Madrid.
La sparizione di Maris da Udine non fu mai indagata in quanto le autorità di polizia interpretarono la sua "sparizione" come un semplice allontanamento volontario.
L'episodio venne chiarito solo tra il 2004 e il 2006 quando Maris denunciò alle autorità di polizia spagnole gli anni in cui fu tenuta in stato di "vera" schiavitù.
Un grazie di cuore alle autorità consolari italiane di Madrid che, in quegli anni, sono state vicine al dramma di Maris e contribuirono a farle ottenere i documenti necessari al suo rientro in Italia.
Parlo di me (Senza Paura)
Breve Autobiografia scritta da lei stessa
Edizione 2017 ampliata e arricchita con nuovi documenti e testimonianze
- Vai al libro -
- Acquista on line -
Era quasi la fine di Settembre del 2003, e quella "maledetta" estate era finalmente terminata. In quella malefica stanza di una delle tante cittadine che stanno intorno a Madrid, i miei "carcerieri" non avevano nessuna pietà di me, anche se stavo male, anche se ero l'ombra di me stessa e ormai magrissima, senza speranza e senza contatti con la mia famiglia ormai da più di un anno e mezzo, ma loro continuavano a tenermi "segregata" in quella stanza buia, dove ogni tanto arrivava qualche "cliente" a cui, anche se piangendo e piena di vergogna, dovevo soddisfare le sue "stronze" voglie di sesso. Pregavo, pregavo in continuazione, chiedevo a Dio di farmi morire, volevo davvero morire.
Madrid, Spagna, 11 marzo 2004. Scampa agli attentati di matrice islamica che provocano quasi 200 morti e più di duemila feriti. Un episodio che ricordò lei stessa in un articolo apparso nel suo blog a dieci anni da quei fatti.
Dopo 5 anni rivede quello che sarà il suo futuro marito, Florindo, un friulano che aveva conosciuto a Udine poco prima del suo rapimento nel 1999 e adesso arrivato in Spagna proprio per aiutare Maris ad uscire da una situazione davvero difficile. Florindo sarà il tramite tra Maris e il consolato italiano di Madrid sia per recuperare i documenti ma anche per ridare a Maris la necessaria tranquillità economica e psicologica dopo la terribile esperienza vissuta.
Maris denuncia i suoi rapitori e i suoi sfruttatori. Le autorità di polizia spagnole, in collaborazione con quelle italiane, dopo alcuni mesi dalle denunce di Maris, e dopo indagini accurate arrestano alcuni nigeriani che operano tra Italia e Spagna, ma non coloro che l'avevano tenuto prigioniera e l'avevano sfruttata. Si accerterà in seguito che erano rientrati in Nigeria.
In ottobre si trasferisce in nuova abitazione a Parla, una cittadina a 20 chilometri a sud di Madrid. È una soluzione per proteggere Maris dalla mafia nigeriana e per prevenire altri atti di vendetta nei suoi confronti.
Maris si ammala gravemente, le viene diagnosticato un cancro alle ovaie mai curato e per questo in uno stato avanzato. Subisce una delicata operazione all’utero che le impedirà per sempre di diventare mamma. Nel frattempo prosegue la collaborazione con le autorità spagnole e il consolato italiano per la ricostruzione della sua vicenda personale, l'acquisizione dei documenti personali e la denuncia ai suoi ex-sfruttatatori.
Il luogo, nei pressi di Madrid, dove Maris ha vissuto sotto protezione tra ottobre 2004 e dicembre 2006
Parla, Calle Villaverde (Comunidad de Madrid)
Maris si sposa e poi rientra in Italia, in Friuli, dove attualmente vive con suo marito.
Da piccola, alla periferia di Benin City, sognavo che il papà la smettesse di maltrattare mamma che era la sua seconda moglie. In Nigeria anche oggi è permessa la poligamia. La mamma sopportava tutto pur di farci mangiare . Nove tra fratelli e sorelle, 5 dalla moglie uno e 4 dalla moglie due, e mia madre (moglie due) doveva provvedere a tutti, anche ai figli non suoi.
Un Angelo, la nonna materna, mi ha portato via da quell’inferno. Se non fosse stato per lei avrei subìto l’odiosa pratica dell’infibulazione (taglio del clitoride) anch’io come le mie sorelle. Questa grande donna mi ha fatto studiare pagando i miei studi fino al diploma (in Nigeria si paga anche per andare alla scuola dell’obbligo). Finiti gli studi sognavo l’Europa, e allora mio padre, per farmi contenta, mi ha “VENDUTA” in cambio di pochi dollari a dei “signori eleganti” e ben vestiti che mi hanno fatto arrivare in Italia. Era nella primavera del 1995.
Prima città Torino, e quei “signori eleganti” mi presero a forza e, alla presenza della mia prima madame, mi violentarono (ripetutamente per tre giorni di seguito), mi dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i miei 21 anni.
1995-1997 La coda davanti al mio marciapiede. Mi fa male ricordare. Davanti al mio marciapiede c’era sempre la “coda”, ero giovane e carina, e ho imparato l’italiano quasi subito, non bene come adesso, ma mi facevo capire. Quando la “mamam” intuiva che mi ero fatta troppi amici italiani, mi “vendevano” ad un altro gruppo di nigeriani eleganti che mi portavano in un’altra città, e così io dovevo iniziare da capo a ricostruirmi le mie amicizie. Il debito che dovevo pagare a “quei signori” era di 60 mila dollari (un’enormità). Quindi da Torino a Verona, poi a Padova ed infine a Udine. Ero stanca e depressa, non mi interessava più nulla se loro minacciavano la mia famiglia in Nigeria, non mi interessava più nulla della mia vita.
Breve estratto dal libro
Parlo di me (Senza Paura)
Breve Autobiografia scritta da lei stessa
Edizione 2017 ampliata e arricchita con nuovi documenti e testimonianze
- Vai al libro -
- Acquista on line -
Attualmente Maris vive con il marito a Mortegliano in provincia di Udine. È attiva nel volontariato, si adopera come mediatrice culturale per aiutare ragazze nigeriane in difficoltà, pubblica articoli divulgativi sulla Africa e tematiche sociali contribuendo ad informare sulle problematiche legate al contrasto della Mafia Nigeriana. Per conto di Foundation for Africa, utilizzando anche la sua laurea e le sue conoscenze informatiche, gestisce la parte web dell'associazione, il sito internet principale, un nuovo sito internet dedicato alle Campagne Informative, il Blog, le News dall'Africa e i Social Network.
Copyright 2021 © Foundation for Africa
Maris Davis |
---|
Maris Davis History |
Condividi questa pagina