Siate felici e
provate a cantare
Il mio personale "Decalogo della Gioia"
- La gioia della gratuità. Si tratta di vivere sempre con un
senso di gratitudine e di gratuità. La prima apre il cuore al ringraziamento. La seconda ti aiuta a
donarti costantemente agli altri, senza badare troppo all’egoismo. La gratitudine sgorga dalla consapevole
esperienza, vissuta ogni giorno in lunghi tempi di preghiera ed in piccoli attimi di contemplazione. Essa
ti allarga il cuore. La gratuità del servizio nell’amore oltre a dilatare la capacità di amare ti permette
di uscire da te e di godere delle mille gioie della comunione, della relazione, della creatività. È il
dono della vita fatto agli altri che ti fa vivere ancora più in abbondanza e ti gratifica per il dono
fatto che, passando in verità dal cuore, non può non renderlo più buono.
- Pensare e prendere coscienza. A volte, anche senza volerlo,
sentiamo che il nostro stato d’animo, pur nella felicità sostanziale, ha zone d’ombra. Basta scendere un
po’ in profondità nella propria coscienza per ritrovare le piccole radici dei dolori dell’anima. Piccoli
noduli che non lasciano scorrere la gioia. Piccoli buchi dell’anima da dove scorre e si perde la nostra
energia spirituale. Il bisogno di un po’ di umiltà che è l’unguento delle nostre ferite e la mitezza che è
saper sopportare gli altri, ma specialmente sapere sopportare se stessi. Un tuffo nel realismo,
nell’accettazione della realtà, nella misericordia, per poi risalire rigenerati.
- Superare le tentazioni contro la gioia. Ci sono momenti più
prolungati in cui siamo tentati contro la gioia, è il tempo dell’accidia spirituale. Un momento di
riflessione, un porre un ordine nella vita, ti dice subito che nell’insieme dei valori e delle funzione
della buona armonia spirituale, manca l’equilibri degli aspetti. Qualche zona importante della nostra vita
(affettività, riposo, riflessione, tempo libero) non è stata abbastanza curata. Un tocco di
equilibrio ridona la gioia. Si tratta insieme di porre rimedio, di riscendere alle sorgenti della gioia
vera, di inondare di luce le tenebre dello spirito.
- La bellezza del quotidiano. La vita è seminata dalla
mattina di piccole gioie e sorprese. L’incontro con gli altri, il saluto gioioso, la telefonata,
l’occhiata ai giornali e alla TV, il cibo, l’igiene personale ed il riposo, la riuscita di un lavoro, la
certezza di una amicizia. Sana spiritualità è prendere con gratitudine queste gioie che vengono dalla
fonte della gioia, con una visione non negativa ma positiva della vita. Se poi si vivono tutte queste cose
in comunione la gioia si moltiplica. Si dona e si riceve dagli altri.
- La gioia dell’amicizia. Gioia spirituale è per me
l’esperienza di una buona amicizia con i "meno fortunati". L’amicizia è una fonte di gioia, anche
se essa deve passare per doverose purificazioni. Avere amici ed amiche, anche di grande valore e sentirsi
apprezzati e stimati da essi, interpellati anche per lavori di collaborazione è una fonte di gioia che
invita a dare un grande rilievo all’amicizia. Non credo nelle "imposizioni" che limitano la mia
libertà a causa di dogmi religiosi, tradizioni bigotte e convenzioni sociali.
- Nella saggezza del momento presente. Un grande segreto
della gioia è la capacità di vivere il momento presente. In realtà, non possiamo vivere se non il
presente, ma se diventa un’illusione che ci fa guardare indietro, corriamo il pericolo di diventare statue
di sale come la moglie di Lot; e se scappiamo dal presente verso un futuro ancora inesistente, rischiamo
di vivere estrapolati dal realismo del qui ed ora della vita. Vivere il presente è affidarsi alla capacità
di tenere sempre i piedi per terra, affrontare i problemi ad uno ad uno. E vincere le ansietà, una ad una,
per rimanere nella gioia. Gioia è essere se stessi, credere nel momento presente e sentire che si è nel
posto giusto e facciamo quello che vogliamo fare. Questa è gioia vera, le altre cose sono vane illusioni,
sorgenti di scontentezza. Essere gioiosi è anche essere contenti di quello che si è e di quello che si ha.
- La cordialità dei rapporti. È per me fonte di gioia la
cordialità con la quale cerco di trattare gli altri e la cordialità con cui sono ripagato, perché “amore
suscita amore”. E seguo la norma “dove non c’è amore, metta amore e ricaverà amore”.
“Se la carità fosse una mela, la cordialità sarebbe il suo colore. Ci capita di vedere a volte certe
persone con un bel viso tutto rosso e colorito, che le fa belle e vive. Ora se la mela è la carità, la
cordialità è il suo colore. Capite come la cordialità è una virtù con la quale si testimonia l’amore che
abbiamo per il prossimo, amore che è necessario per compiere il bene verso quanti ci avvicinano? Si
potrebbe anche dire che se la carità è l’albero, le foglie e i frutti sono la cordialità, e se la carità
fosse il fuoco la cordialità ne sarebbe la fiamma”.
- La felicità di essere in comunione con tutti. Mi sento
contenta di essere una persona universale. Di poter vivere da un punto molto concreto della terra una
esperienza universale di comunione con tutti. L’uso discreto dei mezzi di comunicazione, che allarga il
pensiero e ci mette in contatto con tutta l’umanità, ma specialmente la consapevolezza di essere in
comunione con tutti, mi permette di sentirmi colmo del mio desiderio di avere un cuore universale che si
esercita nella comunione con tutti attraverso “l’internet”. Poi è sempre sorgente di gioia che,
alla prova dei fatti, incontri e viaggi, pellegrinaggi e visite all’estero, dialoghi con persone di altre
fedi e di altre religioni, siano diventate per me esperienze di grande gioia e di speranza, viste le
possibilità con cui uno stile semplice di accostarci gli uni agli altri fa crollare i muri e distrugge le
barriere, apre nuove vie al dialogo.
- Il senso positivo della vita. È motivo di gioia nella vita
constatare l’esempio di persone veramente spirituali del nostro tempo, che non dobbiamo rinunciare a nulla
di quanto è umano, buono, amabile, giusto, bello, santo purché nulla sia anteposto all’amore. È gioia vera
sapere per esperienza che la logica del bene funziona, che non si costruisce la gloria sulle ceneri o le
rovine della nostra umanità, ma ci vuole sempre figli umanissimi e gioiosi, splendenti di simpatia per
rendere amabile colui che è davvero gioia infinita. Anche questa è perfetta letizia.
- Con un pizzico di simpatia umana e divina. Con un pizzico
di simpatia umana e divina. È anche fondamento della gioia qualcosa che mi sento di avere ereditato da
nonna, una donna sempre positiva e gioiosa. Mi riferisco anche a quel pizzico di furbizia e di arguzia che
ci serve alle volte di difesa, alle volte di pista di lancio, sempre di strumento di comunione.
Probabilmente la gioia si declina perfettamente con l’umorismo, come ci dimostra anche una sana
spiritualità storica.
7 novembre 2012