Festa dell Donna

Perché lo sciopero

Festa della Donna

Scioperiamo perché ci ammazzano, nelle case e nelle strade; scioperiamo perché ci pagano di meno, perché ci sfruttano e ci discriminano per il colore della pelle o per la nostra origine, ma anche perché molte di noi sono lasciate annegare in mare, dopo essere state torturate in Libia, e ancora, scioperiamo perché ci negano di essere cittadine, perché ci tolgono la protezione umanitaria, perché subiamo il razzismo in tutte le sue forme.

Riteniamo che la Legge Sicurezza sia un punto di non ritorno.

Consideriamo il Decreto Salvini la prima "Legge Razziale" del 21° secolo, che non solo tenderà a chiudere sempre più le frontiere e a infliggere sofferenze sempre più atroci dall’altra parte del Mediterraneo, ma renderà la vita delle persone migranti, anche di quelle già presenti in Italia ma non riconosciute dalla legge come cittadine, un inferno. Controllo, repressione, spersonalizzazione, tentativo di relegare ai margini migliaia di corpi di donne e uomini.

Vogliamo costruire una giornata di forte affermazione di diritti e di battaglie femministe, antirazziste, solidali, che si incontrano, si interconnettono, risuonano.

Io Sciopero contro la Violenza, il Razzismo e lo Sfruttamento

Contro il DDL Pillon (riforma del diritto di famiglia) e il decreto sicurezza, per un aborto libero e sicuro, è tempo di sciopero femminista.

Chiamo a scioperare tutte quelle persone che rifiutano, contestano, si oppongono all’alleanza tra violenza di genere, razzismo e sfruttamento nel loro complesso. Contesto l’ascesa delle destre reazionarie, in Italia come altrove, le politiche razziste del DL Salvini e il DDL Pillon che fa ritornare le donne nel medioevo più oscurantista. Politiche che colpiscono soprattutto le donne e le migranti in prima persona.

Non Una di Meno

Festa della Donna

In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima della violenza di un uomo, quasi 7 milioni di donne hanno subito violenza fisica e sessuale, ogni anno vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Un milione e 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni di età. Un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri. 420 mila donne hanno subito molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro. Meno della metà delle donne adulte è impiegata nel mercato del lavoro ufficiale, la discriminazione salariale va dal 20 al 40% a seconda delle professioni, un terzo delle lavoratrici lascia il lavoro a causa della maternità.

Lo sciopero è la risposta a tutte le forme di violenza che sistematicamente colpiscono le nostre vite, in famiglia, sui posti di lavoro, per strada, negli ospedali, nelle scuole, dentro e fuori i confini.

Femminicidi, stupri, insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro. Violenza domestica. Discriminazione e violenza sulle donne disabili. Il permesso di soggiorno condizionato al matrimonio. Infiniti ostacoli per accedere all’aborto. Pratiche mediche e psichiatriche violente sui nostri corpi e sulle nostre vite. Precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati. Un welfare ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale. Scioperiamo contro questa violenza strutturale, che nega la nostra libertà.

Scioperiamo

Festa della Donna

Scioperiamo in tutto il mondo contro l’ascesa delle destre reazionarie che stringono un patto patriarcale e razzista con il neoliberalismo. Dal Brasile all’Ungheria, dall’Italia alla Polonia, le politiche contro donne, lesbiche, trans, la difesa della famiglia e dell’ordine patriarcale, gli attacchi alla libertà di abortire vanno di pari passo con la guerra aperta contro persone migranti e rom. Patriarcato e razzismo sono armi di uno sfruttamento senza precedenti. Padri e padroni, governi e chiese, vogliono tutti «rimetterci a posto». Noi però al “nostro” posto non ci vogliamo stare e per questo scioperiamo.

Scioperiamo perché rifiutiamo il disegno di legge Pillon su separazione e affido, che attacca le donne, strumentalizzando i figli. Combattiamo la legge Salvini, che impedisce la libertà e l’autodeterminazione delle migranti e dei migranti, mentre legittima la violenza razzista. Non sopportiamo gli attacchi all’«ideologia di genere», che nelle scuole e nelle università vogliono imporre l’ideologia patriarcale. Denunciamo il finto «reddito di cittadinanza» su base familiare, che ci costringerà a rimanere povere e lavorare a qualsiasi condizione e sotto il controllo opprimente dello Stato. Rifiutiamo la finta flessibilità del congedo di maternità che continua a scaricare la cura dei figli solo sulle madri. Abbiamo invaso le piazze di ogni continente per reclamare la libertà di decidere delle nostre vite e sui nostri corpi, la libertà di muoverci, di autogestire le nostre relazioni al di fuori della famiglia tradizionale, per liberarci dal ricatto della precarietà.

Rivendichiamo

Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale. Vogliamo aborto libero sicuro e gratuito. Vogliamo autonomia e libertà di scelta sulle nostre vite, vogliamo ridistribuire il carico del lavoro di cura. Vogliamo essere libere di andare dove vogliamo senza avere paura, di muoverci e di restare contro la violenza razzista e istituzionale. Vogliamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni. Queste parole d’ordine raccolgono la forza di un movimento globale.

Il movimento femminista globale ha dato nuova forza e significato alla parola sciopero, svuotata da anni di politiche sindacali concertative. Dobbiamo lottare perché chiunque possa scioperare indipendentemente dal tipo di contratto, nonostante il ricatto degli infiniti rinnovi e l’invisibilità del lavoro nero. Dobbiamo sostenerci a vicenda e stringere relazioni di solidarietà per realizzare lo sciopero dal lavoro di cura, che è ancora così difficile far riconoscere come lavoro.

Mai più Schiave

Festa della Donna

Le vediamo passeggiare ogni notte lungo le strade di periferia delle nostre città . Le chiamiamo prostitute. Ma di loro, dei loro sogni di ragazze, delle loro sofferenze, non sappiamo nulla. E proprio dall'incontro con la sofferenza nascosta di queste ragazze ancora bambine a cui viene calpestato il diritto ad essere donne, nasce l'urgenza di lottare con e per loro. La Comunità Papa Giovanni XXIII è stata la prima associazione in Italia a farlo, accogliendole e creando delle case apposta per loro (case protette), dove potessero recuperare la dignità negata. Perchè non si mistifichi questa terribile violenza dietro il paravento del "mestiere più antico del mondo". Donne schiave, sfruttate da protettori senza scrupoli, ma anche da clienti

In Italia si stimano fra le 75.000 e le 120.000 le ragazze vittime di tratta, di cui il 65% è in strada, il 37% è minorenne. Un terzo di queste ragazze è nigeriana. in Italia si stimano 9 milioni i clienti, la metà dei quali è considerato un cliente "abituale".

No alle Case Chiuse

Si è riacceso il dibattito sulle "Case Chiuse" che la destra razzista vorrebbe riaprire proprio quando in tutta Europa i paesi che hanno adottato quel modello le vogliono chiudere. Un modello di regolamenare la prostituzione che si è dimostrato fallimentare ovunque. In Italia non esiste una legge che regolamenti la prostituzione e la prostituzione in se non è un reato. Esistono solo i reati sfruttamento e induzione.

Punire i clienti. Noi chiediamo che venga adottato il modello nordico come quello in vigore in Svezia, Norvegia e di recente entrato in vigore anche in Francia. Un modello raccomandato anche dall'Unione Europea, considerare reato l'acquisto di prestazioni sessuali.

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Maris Davis

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